lunedì 28 maggio 2007

Primo capitolo


Un’onda si infranse su di uno scoglio. Un fulmine squarciò il cielo. Generò un tonante strepito. Due nuvole si sfidarono, guardandosi a distanza. Torve. Rabbiose. Nell’aria, un istante di sinistro silenzio. Poi…
…il caos.
Uno subisso di acqua si scaraventò sulla terra, inondandola. In lontananza, il tintinnio di una campana. Mesto. Da un’antica e malmessa cattedrale, una figura avvolta nel mistero fuggiva. Il suono dei suoi stivali che affondavano nelle pozzanghere fangose era distinto. Ma, nessuno notava la sua presenza. Le strade erano deserte. E lui correva. Correva. Correva via. Un altro folgore rombò. Acuto. Penetrante. Furioso. In quella tempesta di forza inaudita, c’era l’ira del mondo. Le sue urla. La sua bile. Per essere stato derubato del tesoro più prezioso. L’oggetto dei desideri di ogni uomo. Il premio più ambito. La figura misteriosa attraversò un vicolo stretto. La sua struttura mingherlina glielo consentiva. Rosso in volto per lo sforzo, impiegò le sue estreme risorse. E lo raggiunse. Lo stesso posto indicato nella mappa. Quello vero e solo. Alzò gli occhi alla volta sconfinata. La pioggia sferzante gli ferì il volto. Uno schiaffo per l’empietà commessa. L’uomo rise. Un ghigno beffardo. Tenebroso. Con una mano, lentamente, si abbassò il cappuccio. Un lampo balenò, inasprito dalla vista di quei lineamenti. L’uomo avanzò cauto. Il rumore del tacco degli stivali echeggiò nell’aria. Buio intorno. Il momento era vicino. Molto presto…
…lui…
…sarebbe stato…l’ultimo dei pirati.

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